Caro collega e «professionista dell’aiuto»,
desidero presentarti i Gruppi Balint inter-professionali per la manutenzione del ruolo curante che la mia Associazione – IL NODO group – sta organizzando [..].
I gruppi Balint sono un metodo di formazione alla relazione curante/paziente creato negli anni ’50 dallo psicoanalista ungherese Michael Balint presso la Tavistock Clinic di Londra, concepito in origine per il training dei medici di famiglia (i “general practitioners”), ed esteso poi anche a medici ospedalieri, infermieri, assistenti sociali, counsellors per i problemi giovanili, psicologi, insegnanti, ecc., e tuttora largamente applicato in molti paesi d’Europa, negli USA, in Asia e in Australia.
Un gruppo di 10 – 15 professionisti si incontra ogni 1-2 settimane per circa un’ora e mezza per un anno o due con la guida di un esperto nella conduzione di gruppi, presentando a turno il caso di un paziente/cliente – specialmente se problematico o “difficile” – ed esplorando con il contributo dei partecipanti e l’aiuto del conduttore la natura e la qualità della relazione di cura, le emozioni e le fantasie che la impregnano e soprattutto l’influenza che queste esercitano sulla diagnosi, sull’andamento della terapia, sul percorso assistenziale ed educativo, sull’alleanza di lavoro col paziente/utente (o, viceversa, sui conflitti e la non-compliance che ne emergono) e sui rapporti con i familiari, i colleghi e gli altri soggetti coinvolti nel trattamento.
Il focus non è primariamente sulla malattia, sul quadro clinico o sulla situazione sociale, ma sul cliente, o meglio, sul rapporto che si instaura tra questo e il suo medico o con lo staff curante o con i diversi professionisti che che lo hanno in carico, nello studio medico, in ospedale, in RSA, in un hospice, sull’ambulanza del 118, in una comunità, in un’assistenza domiciliare – dovunque le cure e le prestazioni assistenziali vengano offerte.
Il metodo parte dall’assunto che il curante (o il sistema della cura e dell’assistenza) è una specie di farmaco e che quindi per potersi somministrare correttamente deve imparare a conoscersi meglio, deve sapere la propria “farmacodinamica”, la posologia, la tossicità, l’efficacia e gli effetti collaterali… L’obiettivo che si persegue non è tanto una migliore prestazione in sè, ma una migliore relazione di cura e d’aiuto da cui è prevedibile che deriverà un clima più collaborativo e in definitiva migliori risultati, e comunque meno fatica, meno ansia e meno frustrazione nel cercare di ottenerli.
Le esperienze fatte finora mettono in evidenza l’utilità del metodo sia sul piano del “sostegno tra pari” che come esplorazione della “clinica della relazione di cura e d’aiuto” e anche come allenamento al lavoro di équipe. In tempi in cui sta diventando sempre più complicato e logorante fare il medico o prendersi cura dei malati, e in generale di persone che soffrono per disagi fisici, psicologici e sociali, i Gruppi Balint possono contribuire a ridurre il carico emotivo della funzione di cura, di assistenza e d’aiuto, e a prevenire il burnout e la disaffezione.
Spero di avere suscitato il tuo interesse e mi auguro di incontrarti in uno dei nostri Gruppi di prossimo avviamento
Mario Perini
Psichiatra, psicoanalista, direttore scientifico de IL NODO group, conduttore di Gruppi Balint